Caro Pd, ora tocca a noi lanciare una nuova idea di Roma

di Titti Di Salvo

(Foto da Internet)

Dal sonetto di Beppe Grillo sulla città, “sta gente de fogna” che non merita Virginia, all’aforisma sulla tavola apparecchiata utilizzata ieri dalla sindaca. Tutto per dire che Virginia Raggi si ricandida. 

Se si pensa allo stato della città la ricandidatura è una sorpresa. Bastava  camminare per Roma prima del Covid per leggerne il declino. E dopo le cose non sono che peggiorate. L’umore a questo proposito dei romani è netto e esplicito. Negli anni, dal quel 2016 in cui la Raggi venne eletta con il 67% dei consensi, il sentimento dei romani a ogni competizione elettorale ha mostrato una decisa inversione di tendenza. Alle elezioni politiche del 2018, a quelle europee, a quelle regionali. Per non parlare dei due municipi già riconquistati dal centrosinistra, a quelli commissariati per fallimento e dimissioni dei Presidenti 5 Stelle, all’ultimo avvenimento del passaggio della Presidente del 7 municipio dal M5S al neonato movimento di Paragone. Fallimento sia politico che amministrativo, visibile nella rinuncia alle scelte per il futuro della città, nella sciatteria del decoro urbano, nelle diseguaglianze aumentate tra centro e periferia, nella gestione delle partecipate e del ciclo dei rifiuti, nella gestione della pandemia, fino alla rottamazione di alcuni eventi simbolici come l’Estate romana sostituita dopo 43 anni da una impronunciabile RomaRama. Contribuendo così, come ha ricordato la figlia di Renato Nicolini,  a dissipare e sprecare uno dei pochi tesori nascosti che la città di Roma aveva ancora da offrire ai suoi abitanti.

Per tutto questo il Partito Democratico di Roma, come ha detto, non potrebbe proprio appoggiare né la sua né un’altra candidatura espressione del M5S, che qui ha mostrato la propria cultura amministrativa, unita a incapacità e incompetenza. Senza appello.

D’altra parte la ricandidatura di Virginia Raggi potrebbe non essere sorprendente se si guardano le cose dal punto di vista del Movimento. La deroga al limite del secondo mandato a cui molti aspirano a quel punto sarà un dato di fatto e contemporaneamente Raggi candidata evita ad altri di mettere la faccia sulla sconfitta certa.

Ora tocca al Pd, tocca a noi, definire tempi, modalità, nomi e contenuti della proposta per il futuro di Roma. In primo luogo primarie, primarie e ancora primarie di una coalizione larga e civica, che non sono solo una modalità ma una politica. Questa la scelta da fare con nettezza per continuare a riannodare i fili con la città.  In secondo luogo il declino di Roma non nasce in questi ultimi anni. Ma soprattutto non è un destino. Roma può essere governata e lo è stata. In alcune stagioni ha anche rappresentato un modello di innovazione sociale e politica. Per battere il declino non basterà la riforma istituzionale, che pure è necessaria affinché i suoi municipi abbiano risorse e poteri per l’azione amministrativa di prossimità. Ciò che serve alla fine di un ciclo, e siamo alla fine di un ciclo, è una nuova idea di Roma trainata dall’innovazione e una nuova classe dirigente di donne e uomini capace di interpretarla.

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